per non (farglielo) dimenticare

Il 6 aprile 2011 sarà una data importante per l’Italia. Sarà il secondo anniversario del tremendo terremoto che ha devastato L’Aquila, e ha consentito a cricche nostrane di ridere e prosperare sulle disgrazie di migliaia di persone. La macchina della disinformazione, la stessa che mette Ferrara nel posto che fu di Biagi, improvvisamente ci ricorda che questo evento “non si può dimenticare”. Giustissimo; non va dimenticato, come non vanno dimenticate le ruberie che l’associazione a delinquere filogovernativa ha perpetrato in quelle terre e che costringono migliaia di persone a vivere ancora in condizioni che definire disagevoli è un eufemismo.

Il video, che a ritmi sempre più ossessivi verrà riproposto nei prossimi giorni, servirà a far sì che l’attenzione pubblica e dei media si concentri su questa commemorazione; la quale servirà come pretesto di legittimo impedimento a B. , in modo che possa non presentarsi a Milano per la prima udienza del Rubygate che si deve celebrare proprio il 6 aprile. Nota bene, il video è promosso dalla presidenza del consiglio dei ministri.

Ritengo che i cittadini abruzzesi terremotati, visto come sono stati trattati in più occasioni dal governo, preferirebbero che B. commemorasse questa data presentandosi finalmente davanti ai giudici. E nel caso non lo facesse e avesse la malaugurata idea di presentarsi all’Aquila…allora lì sì che bisogna andare a contestarlo, a manifestare tutti. Cosicché  B., il 6 aprile, non se lo dimentichi più, in un modo o nell’altro.

resto perché…voglio ridurre sto paese una m…

Continuano a ripetere “il popolo qui, il popolo là”; non sono neanche degni di pronunciare questa nobile parola, popolo appunto, questi filibustieri da avanspettacolo, ladri, bugiardi, vigliacchi. Tutt’e 630 + 315 da Bersani “filosofo del cristianesimo”, a quella checca di Vendola, a Di Pietro l’analfabeta, ai fascisti venduti al soldo del nano ritricologizzato, possono andarsene affanculo. La tessera elettorale da oggi finisce nella monnezza. Neanche in quella differenziata, però, perchè da oggi voglio anch’io contribuire anch’io a ridurre questo paese una merda. E’ ormai chiaro che è l’attività più remunerativa e gratificante possibile in  Italia. Molto meglio che lavorare a salario.

la tua magica Italia….

Non voglio dilungarmi su un’analisi semantica dello spot berlusconiano che dovrebbe incentivare il turismo in Italia (e sostenere così l’economia). Anche se, devo dire, quell’ “impiega le tue vacanze” fa molto imprenditore brianzolo.Neanche sui costi di “Magic Italy”, invenzione brambillesca che trasforma i monumenti in pentolame da vendere in corriera voglio spendere troppe parole.

Da quando, un paio di settimane fa, ho saputo che sarebbe uscito questo spot, ho prenotato le mi vacanze in Grecia. Saranno poveri, ma almeno non c’è il Cavaliere.

Buone vacanze.

noi e loro

Oggi le forze dell’Ordine hanno manganellato e ferito dei cittadini dell’Aquila che manifestavano a Roma. Le Forze dell’Ordine, fra le più sottopagate d’Europa, proteggevano Palazzo Grazioli e Montecitorio, dove i manifestanti volevano far sentire la loro voce.

Solo pochi giorni fa, quando pareva che la manovra finanziaria prevedesse il taglio delle tredicesime alle Forze di polizia i sindacati della Polizia di Stato (Carabinieri e Guardia di Finanza non hanno sindacati in quanto militari, ma ricevono, per l’ordine pubblico, direttive da Maroni, condannato per la storia delle Guardie Padane e adesso chissà come Ministro dell’Interno) hanno promesso dimostrazioni eclatanti. Spero non siano queste, spero non siano manganellare povera gente che ha perso casa, famiglia, dignità, ed è stata sfruttata mediaticamente dal governo per la sua squallida propaganda.

Io non so più chi siamo e chi sono loro. Non capisco perché delle persone che prendono 1200 € al mese di stipendio ne devono manganellare altre che manifestano perché sis sentono prese per il culo dallo stesso governo che prende per il culo anche loro. Mi vengono in mente i proletari in divisa di cui parlava Pasolini, ma mi viene anche in mente che man mano che un regime si rafforza, si radica, chi occupa un qualsiasi ruolo all’interno di quel regime fa di tutto per difendere il proprio padrone, anche se questi lo prende a calci in bocca. Chi siamo noi? Cittadini che non riescono più a indignarsi di fronte a un regime che prende qualsiasi scusa per reprimere il dissenso e che vuole ridurre al silenzio un’opposizione che non esiste a livello politico, ma che sta liebvitando velocemente a livello sociale. Loro, sono quelli che danno fiducia al capo della polizia condannato per le violenze del G8, che vogliono ridurci al silenzio, che sono coinvolti nei più grandi affari di corruzione da tangentopoli in poi.

Io spero che chi ha picchiato oggi in piazza a Roma, stasera, prima di dormire, rifletta su perché e soprattutto per chi l’ha fatto. Anche se non credo che ciò avverrà.

Le testimonianze dei due ragazzi nel video sotto sono esemplari e dovrebbero far riflettere. E da parte mia, me ne vado in ferie con la coscienza pulita.

vent’anni fa, l’anno scorso

Era l’estate del 1992, di questo sono certo. Giugno, forse luglio, periodo di esami di maturità che allora erano ancora in sessantesimi. Dopo una serata a carte il mio amico maturando e io rubammo della miscela da un motorino e la mettemmo nella sua Vespa, e all’alba andammo a Viareggio. Fu la serata che forse più di altre suggellò la nostra amicizia, e sapevamo che lo sarebbe stata, nonostante io fossi di qualche anno più giovane. A ricordo di quel viaggio – che a quei tempi anche Pisa – Viareggio era un viaggio – comprammo dei quotidiani, lui il Manifesto, io il Giornale (di Montanelli, è bene specificare). Ne conservammo la testata con la data per lungo tempo, ora io l’ho persa nei vari traslochi, lui immagino anche, ma non ci giurerei. Cantavamo durnte il viaggio, cantavamo a squarciagola La Locomotiva.

Questo vent’anni fa o giu di lì (perché a vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età).

L’anno scorso passa una locomotiva che si trascina dietro un treno carico di cisterne di roba esplosiva; corre troppo forte, forse i carrelli non sono stati revisionati per il verso, fatto sta che questo treno va veloce, scoppia. 32 persone muoiono dentro e vicino alle loro case. Dopo un anno nessun colpevole. Pochi indagati. La procura di Lucca sembra brancolare nel buio, le FS danno la colpa a una altra ditta, che da la colpa a quelli della manutenzione, che danno la colpa a qualcun’altro, non importa, non voglio ricostruire la vicenda giudiziaria, non ne sono in grado. Quell’esplosione ha protato via 32 vite, distrutto non so quante famiglie e un luogo simbolo della mia gioventù è diventato un cimitero.

Stanotte un pensiero va a queste famiglie, che non trovano il giusto spazio sulla stampa perché non sta bene parlare di queste cose, ci sono i mondiali di pallone, e poi è morto Tarricone.

Perdonatemi, ma m’importa ‘na sega dell’uno e dell’altro.

fanatismi, 1bis

Per fortuna che ho controllato la coda di spam dei commenti al post precedente. Ci era finito un messaggio da parte di un’associazione ambientalista che si sentiva lesa nel prestigio e nell’Immagine (Immagine con la maiuscola l’hanno scritto loro). Non avendo soldi, voglia e tempo di imbarcarmi in cause legali con chicchessia, ho ritenuto opportuno modificare il testo del post eliminando ogni riferimento a tale associazione, convinto comunque che ciò non infici il messaggio finale dell’articolo.

Ho dovuto inoltre nascondere il loro commento e la mia replica, in quanto contenevano il nome e il link del sito dell’associazione medesima.

Questo evento non fa che rafforzare la mia convinzione che qualsiasi critica espressa verso chiunque indossi un’informe, ancorché per gioco o hobby, non è accettata in questo paese, e il ricorso alle vie legali è preferito alla normale discussione.

Pertanto, in ottemperanza a quanto previsto dalle leggi vigenti, devo dare alla rettifica la stessa visibilità del post originale. Per cui comunico per la seconda volta che il post dal titolo “fanatismi, 1” del 03.06 è stato modificato in ottemperanza alla richiesta dell’ufficio legale di tale associazione, che non nomino su loro specifica richiesta, in quanto mi diffidano dall’usare ora e in futuro qualsiasi riferimento alla medesima.

fanatismi, 1

POST MODIFICATO IL 04.06 IN SEGUITO A RICHIESTA DI RETTIFICA DA PARTE DELL’UFFICIO LEGALE DI UNA ASSOCIAZIONE CITATA NELL’ARTICOLO.

fanatismo
[fa-na-tì-ʃmo]
s.m.
1 Accettazione acritica e incondizionata di una fede, spec. religiosa o politica, che conduce alla superstizione e alla totale intolleranza nei confronti delle opinioni diverse: il violento f. di un popolo
‖ Settarismo, faziosità

L’Italia è diventata il paese dei fanatismi, checché ne dicano i politologi o i  cosiddetti giornalisti che sostengono che siamo sempre stati un paese di centro, moderato, esente da prese di posizione particolarmente schierate, come riassumeva la propaganda politica di un partitucolo politico che, una volta ripudiato dal PDL, è sparito dalle mappe della politica italiana, l’UDC. Costoro, senza forse rendersene neanche conto, hanno propugnato un motto che, se il popolo italiano fosse stato non dico intelletualmente onesto, ma almeno intellettualmente e politicamente non analfabeta, avrebbe dovuto portare loro il 90% dei voti. Siamo l’estremo centro, dicevano.

Nelle due inedite novelle raccolte sotto il titolo di “Fragole” del gigantesco joseph Roth, pubblicate recentemente da Adelphi, ritrovo una citazione che definisce in maniera splendida il concetto di moderazione in senso morale, e benché nel caso di specie fosse applicata alla situazione dell’Austria post-imperiale, ben si attaglia alla situazione italiana: “E certamente non è la virtù la guida più fidata di un uomo. L’intero edificio della moralità, costruito con arte e fatica, crolla in una sola ora. Stupisce soltanto la facilità con cui riesce a rimettersi in sesto e risorgere”.

Di virtù ne è rimast ben poca. Scrivo queste righe poco dopo aver visto il film della Guzzanti, Draquila, che pur essendo sufficentemente propagandistico contro il regime dominante in Italia, è sufficientemente ben documentato e instilla curiosità indagatrici a chi è appena abituato a tenere aperti gli occhi.

Ma qui si doveva parlare di fanatismi, o quantomeno fare un discorso introduttivo. Oggi, o da tre minuti ieri, nel momento in cui scrivo queste parole, si festeggiava la Festa della Repubblica. Onestamente da quando ho smesso l’uniforme questa festa è per me sempre meno significante, però nemmeno nella più bieca della caserme mi ricordo di aver assistito, obbligatoriamente, a una messa o una congerie di accozzagliate preghiere che celebrassero il risultatlo del referendum di 64 anni fa. E invece, nel paesello dove ora mi trovo, un corrivo mix di lega e vecchia DC, immigrati meridionali di x+1 generazioni e sindaci legati alle poltrone – questo paese si chiama Ternate e sta in provincia di Varese – fra un inno di Mameli NON suonato, dei bimbi col piffero che maltrattavano l’inno alla gioia di Beethoven e i Xxxxxxx x’Xxxxxx una associazione che si definisce ambientalista ma che ricorda più un esercito, con un picchetto di uomini vestiti di tutto punto in uniformi stirate dalle povere mogli (spero che almeno loro si divertano quando i mariti sono a giocare con camionette che sembrano dismesse dall’Esercito), il solito prete recitava pater nostri e incitava la gente a pregare affinché lo Spiritissanto illuminasse la coscienza dei nostri politici.

Eppure, illuso, pensavo ancora di vivere in uno stato aconfessionale.

Cosa c’entra il fanatismo? C’entra, quando è una chiesa a benedire, o dare il proprio placet alla Bandiera di un Paese, e sono esclusi dal festeggiare quella Bandiera coloro che in quella chiesa non si riconoscono. Soprattutto se l’esclusione deriva, come in questo caso, non da un esplicito anatema dall’opposizione di un muro di estremisti di centro che, come crociati, ricacciano gli altri cittadini coi loro paternostri.

riborda*

*espressione che designa l’ineluttabile reiteratività di un determinato evento. Esempio: “Oh, lo sapevi che Gino ha ribeccato la su’ moglie a letto col marocchino del piano di sotto?” – ” riborda, tanto è poo maiala lelì”

Ancora una volta, ci risiamo a parlare delle stesse cose, a tenatre – timidamente – di protestare contro le stesse ingiustizie e gli stessi complotti che il governo va preparando ai danni della libera informazione.

Circa un anno fa si voleva assimilare i blog a testate giornalistiche, imponendo fra le altre cose termini strettissimi per le rettifiche e irrogando pesanti sanzioni a chi non ottemperasse.

Ora sempre il solito Al Fano, ansioso di farsi approvare almeno una-leggina-una (senza che poi la Corte Costituzionale gliele cassi), ha messo su quel papiocchio giuridico noto come “legge bavaglio”. Non sto certo qui a spiegare di cosa si tratti, sul web c’è chi l’ha fatto e lo sta facendo molto bene. Per esempio consiglio di dare un’occhiata qui per avere un quadro anche di tutte le iniziative partecipative messe in atto contro quest’ennesimo colpo di mano, compreso l’invito (disperato) a Napolitano a non firmare (ma quando mai?).

Giusto un piccolo parallelo mi viene in mente: oggi in Pakistan sono stati oscurati Facebook e You Tube, i cui contenuti sono ritenuti blasfemi secondo un tribunale islamico, qualche giorno fa i siti di Repubblica e BBC sono finiti nel mirino della censura iraniana.

Là censurano ciò che viene ritenuto blasfemo; qua si vogliono tacere i contenuti delle intercettazioni telefoniche ai danni di criminali o presunti tali. Ogni regime si tutela contro ciò che ritiene più pericoloso per la sua sopravvivenza. E ognuno ne tragga le conclusioni che ritiene più opportune.

P.S. So che avevo scritto che mi sarei occupato di argomenti diversi da questi. Ma ormai aspetto l’entrata in vigore del DDL, dopodiché sarò costretto a farlo.